Farmacodipenza: rischi e principali motivi

In alcuni casi, l’efficacia di un farmaco dipende, oltre naturalmente dal suo principio attivo, anche dalla nostra disposizione d’animo e in generale dalla nostra psiche. Per lo stesso motivo, in certe occasioni i farmaci possono anche creare dipendenza.

Hai mal di schiena o sei triste da giorni e decidi di provare un medicinale che già in passato aveva dimostrato di risolvere il problema. Oppure non è servito direttamente a te ma ha avuto effetto su tuo marito, una tua amica. È una scena che ti suona familiare? Quasi tutti l’abbiamo vissuta. A volte funziona più per la fiducia che riponiamo in un medicinale che per la necessità reale della terapia. Questo gancio emozionale nei confronti dei farmaci implica, però, dei rischi. 

I diversi rischi dell’automedicazione

Secondo uno studio dell’Unione Europea, l’Italia è uno dei Paesi che ricorrono di più all’automedicazione. Altri studi affermano che le donne sono più inclini a questo comportamento, senza considerarne i rischi. 

  • Tossicità. Un farmaco può non agire allo stesso modo in diversi soggetti e anche sulla stessa persona a seconda delle diverse circostanze, per esempio se si assumono contemporaneamente altri farmaci. 
  • Mancanza di efficacia e resistenza. La prima situazione si verifica se i farmaci vengono usati per scopi per cui non sono indicati. La seconda compare, per esempio, se si abusa degli antibiotici: i microrganismi sviluppano meccanismi di difesa nei confronti del farmaco, che smette di essere efficace. 
  • I medicinali possono nascondere altri disturbi o malattie più gravi e vengono quindi ritardate la diagnosi e la terapia corrette. 
  • Dipendenza. Quando vengono assunti in eccesso, i farmaci hanno lo stesso effetto degli stupefacenti. 

I pericoli che non conosciamo

Le persone impazienti, impulsive, che anticipano sempre il danno o potenziano i sintomi con l’ansia e gli ipocondriaci sono coloro che ricorrono maggiormente ai farmaci quando non ne hanno bisogno. C’è anche chi ha difficoltà ad abbandonare la terapia prescritta dal medico anche se la malattia si è risolta. In realtà non bisogna arrivare a questo punto: analgesici, antidepressivi, sonniferi e dimagranti sono tra i farmaci che si prendono più alla leggera senza pensare ad altri effetti. 

  • Farmaci contro il dolore. Ci sono alcuni analgesici (gli oppiacei) che creano dipendenza. L’acido acetil-salicilico può irritare le pareti dello stomaco e pertanto non va preso in caso di gastrite, acidità di stomaco oppure ulcera. Anche il paracetamolo può portare a disturbi epatici, oltre a (come nel caso dell’ibuprofene) diarrea e reazioni allergiche. 
  • Farmaci contro la depressione. Forse ci sono stati prescritti in un momento in cui ne avevamo bisogno e torniamo a prenderli quando ci sentiamo un po’ in ansia. Ma se non ne abbiamo veramente bisogno o se si abusa degli antidepressivi, possono provocare da visione offuscata a aritmie, passando per disfunzioni sessuali varie, insonnia o difficoltà di salivazione o masticazione. Alcuni, combinati con alcuni farmaci per l’emicrania, provocano allucinazioni, mentre altri non vanno presi se si hanno problemi ai reni. 

Quando i farmaci sostituiscono lo stile di vita

Alcune persone ricorrono a farmaci per un obiettivo che potrebbero raggiungere solo migliorando alcuni comportamenti. Si pensa alla comodità ma non alle conseguenze dell’abuso dei medicinali. 

  • Contro l’insonnia. I sonniferi devono essere impiegati solo nel modo e per il tempo esatti per cui sono stati prescritti. Altrimenti si possono avere, per esempio, la cosiddetta insonnia da rebound (più severa di quella iniziale), amnesia, diminuzione dei riflessi e sonnolenza diurna quando si guida l’automobile. 
  • Per dimagrire. Alcuni individui si abbandonano per un giorno a stravizi alimentari pensando che poi il giorno successivo gli effetti del cibo in più potranno essere contrastati da un medicinale che li libererà dei grassi accumulati. Questi farmaci dovrebbero invece essere usati soltanto da chi è realmente obeso. Possono dare effetti come irritabilità, mal di testa, nausea, insonnia. 

La mente può riuscire a curare? 

Influisce in positivo e in negativo. Se un soggetto a cui è stata diagnosticata l’emicrania sente un leggero mal di testa è facile che pensi subito al medicinale da prendere e, se scopre che non lo porta con sé, può sentirsi molto peggio. Al contrario, a volte, di fronte a un mal di testa occasionale, dopo pochi minuti dall’assunzione dell’analgesico proviamo sollievo, quando in realtà questi farmaci impiegano 20 minuti per agire. Queste situazioni possono essere dovute al potere della nostra mente. 

L’effetto placebo dei farmaci 

Ogni terapia ha un effetto farmacologico, ovvero agisce su determinate cellule e organi del tuo corpo. Per esempio un broncodilatatore dilata i bronchi, alleviando l’asma. 

  • Possiede anche, però, un effetto placebo: se si è convinti che il farmaco toglierà il dolore, la mente ordinerà all’organismo di secernere sostanze ad effetto analgesico che faranno sentire subito meglio. 
  • Qualcosa di simile si ha con il rapporto medico-paziente: se una persona ripone fiducia nel proprio medico, qualunque terapia egli prescriva, darà migliori risultati rispetto alla stessa terapia ordinata da un altro specialista.

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